Non so se questo lo scrivo per me stessa o per aiutare qualche altra persona che si è ritrovata nella mia stessa situazione.

Avevo 11 anni credo, mia sorella 9. Eravamo in vacanza con i nostri genitori a Venezia. Stavamo andando all’aeroporto in bus. I miei erano seduti sulle sedie di fronte a noi mentre io e mia sorella in piedi. Dando le spalle ai miei genitori, ma di fronte a me e mia sorella questo tipo, perché uomo non riesco proprio a chiamarlo, non troppo giovane né troppo vecchio. Guardandoci inizio’ a toccarsi. Sul momento, ingenue e piccole che eravamo, pensavamo si stesse grattando e iniziammo a ridere. Finché, non iniziò a toccarsi sempre di più fino ad uscire il suo pene. Mi viene il disgusto ora a pensarci. Mi fa salire il vomito e mi da una sensazione di sconfitta nei confronti del genere umano. Continuò a toccarsi finché non scendemmo dal bus. A quel punto io trovai il coraggio di dire il tutto ai miei genitori, ma ormai era troppo tardi.
Eravamo piccole, non capivamo del tutto cosa stesse succedendo. Credo che mi sentii responsabile del fatto. Pensavo fosse colpa mia perché lo stavo fissando. E quindi pietrificata non riuscì a parlare sul momento. Solo quando era troppo tardi parlai. Non ne ebbi il coraggio prima.
Avevo sotterrato così bene questo ricordo che non me ne ricordavo piu. E’ stato proprio ieri, mentre leggevo le testimonianze di orribili violenze successe a tantissime ragazze che pensai “che fortuna che ho avuto, non mi e’ mai successo niente del genere”. E invece,è toccato pure a me, come a tantissime altre ragazze.
Mi sono resa conto che viviamo in una società che ci fa credere che queste cose capitano, “e’ normale suvvia”. Se ricevi delle avance a sfondo sessuale, è perche’ sei bella, o perche’ ti sei vestita da puttana non e’ perche al mondo ci sono delle bestie.
Avevo 11 anni. Cosa ne potevo capire. Eppure me ne vergogno ancora. Mi sento ancora come se fosse colpa mia. E una piccola parte di me pensa ancora che queste cose in Italia sono normali, “dai che tutto sommato ti e’ andata pure bene” penso.
Le violenze di questo genere, le viviamo cosi tanto, cosi spesso, che ormai ci sembrano quasi normali. L’ex stalker che non ti lascia in pace dopo che vi siete mollati, costringere ad ingoiare anche se non vuoi, sentirsi sempre e costantemente oggettificate tramite parole o atti, e stai attenta a non fare troppo la troia in giro che poi chissà che pensa la gente; ma non fare neanche la santa che senno hai la figa di legno. Questi sono pochi esempi di violenza di cui ho sentito parlare spesso durante il mio liceo, da ragazzi e ragazze, come se fossero cose normali, di cui quasi ridere. Sono 6 anni che non vivo più in Italia, e forse grazie a questo mi rendo conto di quanto faccia schifo la realtà italiana e di quanto queste “situazioni normali” alla fine di normale non hanno proprio un cazzo. 

La verita’ e’ che questa cosa mi ha segnato profondamente. Non sono riuscita ad avere rapporti con nessuno fino ai 20 anni. Non riuscivo mai ad andare oltre il bacio o qualche toccatina. E come se quell’immagine, quel pene, venisse fuori nella mia testa ogni volta che avrei voluto essere intima con qualcuno. Ma non riuscivo neanche ad accettare che era per questo motivo, e non riuscivo ad affrontare il problema. 

Essere donna in Italia vuol dire aver ricevuto almeno una volta nella vita della violenza a sfondo sessuale, che vada dalle cose più leggere, come catcalling, a quelle più pesanti, come lo stupro. E si cresce con il mondo che ci urla che dobbiamo piacere, essere zitte e buone e che alla fine se non fai la puttana in giro, non ti ubriachi e non ti vesti in maniera ose’, forse forse riuscirai ad evitare una violenza dopo l’altra. Avevo 11 anni, che colpe potevo avere? Che colpa ne abbiamo, se non essere nate donne?
Volevo ringraziare tutti quegli uomini, che invece sanno come comportarsi, ma la realta’ e’ che stanno solo facendo quello che tutti gli altri dovrebbero fare. Non hanno niente di speciale, ma almeno non sono bestie.