Cresciuto in una famiglia tragicomicamente bigotta, dietro una facciata di santità, mio padre era istrionico con strane manie religiose, mia mamma alcolista e bipolare.
Anche se sapevo cosa sono dall’età di 13 anni e dopo un primo coming out finito malissimo con preghiere di liberazione e minacce di essere portato da un medico, decido di mettere in stand-by la mia vita fino all’Università (sono comunque un millennial, ai miei tempi non c’erano i mezzi di condivisione di oggi).
L’adolescenza fu tremenda, continue liti dei miei genitori, continuo bullismo, nessun supporto emotivo, fatto sta che quando c’è l’avevo quasi fatta a fuggire da casa e dal paesello, mi becco una sindrome psicotica e io stesso decido di rinnegarmi per chiudermi nella setta evangelica dei miei genitori.
Fortunatamente, supporto medico adeguato non mi è mai mancato, la terapia farmacologica l’ho sempre presa senza mai interromperla e ricordo bene tutti i progressi fatti per riguadagnare un’esame della realtà non più compromesso.
È stato 2 anni fa che riscoprendomi pan non-binary che decisi di metterci una pietra su, con la mia frequentazione con la chiesa.
I social network comunque se da una parte sono fantastici da un’altra parte sono tremendi, nel giro di pochissimo lo seppe tutta la congregazione e mi arrivarono anche messaggi su whatsapp, il più feroce, quello di una persona che credevo fosse amica fu: “sei un abominio”.
Ora mi guardo bene di tornare in quei posti, frequento collettivi queer e transfemministi, siamo sul serio sibling tutt3, ogni tanto ripenso a quegli eventi, ma mi consolo pensando ai miei nuovi amic3 e compagn3 di lotta, ora sono felice.