Ogni tanto ci ripenso. Ogni tanto ripenso a quello che ho passato. Sono stati periodi difficili per me. La decisione di lasciarlo perché le cose non andavano più bene. Una decisione dolorosa dopo due anni passati insieme, e resa ancora più difficile date le mie mille insicurezze e i miei mille timori di non avere qualcuno accanto. Ma sapevo quale fosse la cosa giusta da fare e per fortuna l’ho fatta. Era una sera, al compleanno di una delle mie più care amiche e dopo una delle tante litigate gli ho detto di finirla. Oltre ai vari insulti, mi sono arrivate anche una quarantina di chiamate perse da lui. Questo non lo sapevo ancora, ma era solo l’inizio.
Da quel giorno, è iniziata una tempesta di chiamate e messaggi che sono durati mesi. La cosa che più di tutto mi ha spaventata è stato il fatto di decidere di lasciarlo, perché spesso mi minacciava dicendomi che si sarebbe suicidato, pietrificandomi e riempiendomi di dubbi e sensi di colpa fino ad avere la nausea. Ne parlavo con i miei amici che mi hanno sempre supportata e aiutata. Mi hanno consigliato di scrivere alla madre per avvertirla delle gravità che il figlio diceva, e affinché lui ricevesse supporto dalla famiglia e mi potesse lasciare in pace.La madre non è stata per niente di aiuto, però in ogni caso è stato essenziale dirglielo anche da un punto di vista legale, qualora fosse successo qualcosa la famiglia avrebbe potuto accusarmi di averli tenuti all’oscuro e di non aver detto nulla. Nel mentre i messaggi, le chiamate e a volte anche le visite sotto casa sono continuate incessantemente per mesi.
Verso l’estate (il tutto era iniziato verso aprile) si sono un po’ attenuate e pensavo che lui se ne fosse fatto una ragione. Ci siamo riavvicinati, e abbiamo ricomiciato a vederci, sempre con la speranza che lui fosse cambiato. Dopo qualche mese, mi sono però resa conto che non aveva senso ciò che stavamo facendo perché lui voleva ciò che io non volevo. Mi sono dunque allontanata nuovamente, ed è ricominciato ancora più forte di prima lo stalking, ricevendo per sette mesi ogni giorno suoi messaggi a cui non rispondevo.
Alla fine, estenuata, l’ho dovuto bloccare su ogni social. Ho sempre sperato di non arrivare a questo, perché per me era pur sempre una persona a cui avevo voluto bene, e mi sarebbe piaciuto averlo accanto a me anche solo come amico. Ma ciò non è stato possibile. Forse non sembra, o forse sì, non saprei, però è veramente faticoso vivere senza essere mai sicuri, con la paura di trovarlo sotto casa, con la paura di frequentare qualcun altro, con la paura che si faccia del male, di provare sensi di colpa immotivati, di soffrire, di vedersi arrivare ogni giorno più messaggi che speri sempre che prima o poi finiscano. Non voglio dare giudizi, ma quando un ragazzo o una ragazza si comporta così non è amore, è solo ossessione e fa male a lui e a voi. Bisogna capire che è un comportamento estremamente egoistico, senza pensare cosa potrebbe comportare questo all’altra persona. Questo lo dico perché spesso lui mi diceva che non avrei mai trovato nessun altro che mi avrebbe amato allo stesso modo, non rendendosi conto che la sua era solo una malattia purtroppo, ma ciò non vuol dire che io ci debba sottostare. In più penso che l’importante non è tanto essere amati, quanto amare.
Per chiunque si trovi nella mia situazione, dico solo di parlarne con qualcuno a voi vicino e soprattutto di capire concetti come questi. Io ho il diritto di lasciare una persona, ho il diritto di avere altre relazioni, ho il diritto di stare bene e di sentirmi al sicuro.