Gli stereotipi che circondano il corpo delle donne sono così forti che è facile perdersi nella giungla di taglie small, forme impeccabili, e profili Instagram che ci attraggono per il loro aspetto inevitabilmente irraggiungibile.

Non sono mai stata ossessionata dal mio aspetto fisico, però durante il liceo sono diventata sempre più consapevole di ciò che non mi piaceva del mio corpo. In particolare, vivevo con la sensazione costante di essere giudicata per il mio aspetto e con la pressione di dover entrare in taglie sempre più piccole. Così l’estate del mio terzo anno di liceo ho iniziato a usare un’app per contare le calorie e ho perso un po’ di peso. Ero felice, aveva funzionato bene e mi aveva fatto sentire a mio agio con me stessa. Nei 3 anni successivi quell’app è sempre stata un punto di riferimento per me. Quel qualcosa che mi faceva sentire di avere il controllo della mia vita e che mi dava la forza di credere in me stessa.

È durante gli ultimi mesi del mio ultimo anno di liceo che le cose sono peggiorate. Preparandomi per la maturità, ho smesso qualsiasi tipo di attività e dedicavo tutto il mio tempo allo studio. Così ho iniziato a mangiare ancora meno e a contare ancora più rigorosamente le calorie. Ricordo ancora che la mia app era impostata su un obiettivo giornaliero di 1200kcal/giorno ma il mio cervello era impostato su 600kcal. E questo era quello che mangiavo ogni giorno, avevo sempre fame, ma non me ne rendevo conto perché ero troppo impegnata ad essere felice di avere finalmente il corpo che volevo. Tutti mi facevano i complimenti per aver perso peso, mia zia era così felice per me che mi sembrava di piacerle di più solo perché ero più magra. I miei amici mi chiedevano come avessi fatto e io rispondevo qualcosa come ‘Non ho fatto niente, era solo lo stress da esami’. La realtà è che avevo paura del cibo, paura dei carboidrati e di qualsiasi cosa che nella mia mente mi avrebbe fatto ingrassare. Mi sentivo al sicuro e in controllo solo quando mangiavo verdure o insalate. Anche uscire a cena era stressante, dovevo prepararmi all’idea che avrei mangiato più del solito e che avrei mangiato meno durante il giorno o avrei saltato un pasto. Vivevo nella paura ma volevo mostrare a me stessa e a tutti quanto fossi felice e spensierata. Nel frattempo, non avevo più il ciclo da 4 mesi.

Nei mesi successivi mi trasferii nel Regno Unito per iniziare l’università, avevo così tanto da fare eppure una delle mie principali paure era che la mensa del mio studentato mi facesse ingrassare. Alla fine trovai il modo di mangiare ancora di meno, mangiavo quasi solo verdura e frutta e pensavo di essere davvero felice. In realtà mi girava spesso la testa e spesso ero troppo stanca o avevo troppo freddo per uscire di casa, ma non mi importava perchè ero determinata a non prendere nemmeno un grammo e rimanere in controllo.

Quando tornai a casa per Natale, la mia famiglia si inziò a preoccupare per me, avevo perso troppo peso. Io ero confusa, mi sentivo bene con me stessa come non mi ero mai sentita prima d’ora, ma la reazione delle persone intorno a me iniziava a farmi sentire insicura. Mi sentivo come se dovessi nascondere il fatto che fossi magra, indossavo grandi maglioni e cercavo di non dare troppo nell’occhio. Mia madre voleva che facessi delle analisi del sangue, ma io mi rifiutavo perché avevo paura che scoprissero che non avevo il ciclo da mesi.

Natale è quando le cose cominciarono a cambiare, iniziai ad abbuffarmi. Partiva tutto dalla sensazione di aver perso il controllo, o perchè avevo mangiato leggermente troppo a cena o perchè si erano create situazioni stressanti in casa che mi spingevano a cercare conforto nel cibo. Così andavo in cucina dopo cena e mangiavo qualsiasi cosa mi capitasse davanti, dagli avanzi del girono prima ai dolci di Natale. Finivo per non sentire più nemmeno il sapore del cibo e mi sentivo stordita per quanto ero piena. Questo mi rendeva di pessimo umore e mi faceva sentire terribilmente delusa da me stessa e a disagio con il mio corpo. Facevo fatica persino ad uscire con i miei amici e a godermi il tempo passato con loro perché mi vergognavo di quello che avrebbero pensato di me.

Ho passato circa due anni alternandomi tra il digiuno, quando ero all’università, e le abbuffate, quando tornavo a casa. Mi illudevo di poter essere felice solo mantenendo il controllo e pensavo che ce l’avrei fatta. Eppure bastavano pochi secondi per perdere del tutto il controllo. Ero intrappolata in un circolo vizioso e non avevo idea di come uscirne.

Non saprei dire esattamente quando sia inziato il percorso di guarigione dal mio disturbo alimenatre. è stato ed è tuttora un percorso non lineare, fatto di alti e bassi e di tanti momenti difficili ma altrettante soddisfazioni.

Quando ho smesso di contare le calorie per la prima volta ero spaventata, mi sentivo persa e completamene allo sbaraglio, ciò nonostante ero felice per la prima volta dopo tanto tempo. Ho dovuto fare i conti con i cambiamenti del mio corpo e con i commenti e gli sguardi di parenti e amici. Ricordo ancora quando tornai a casa un Natale che mia zia, la stessa zia che mi fece i complimenti quando ero dimagrita, mi disse che ero ingrassata proprio il girno della viglia di natale. Mi vergognavo di incontrare i miei amici temendo che mi avrebbero giudicato, perchè io stessa disprezzavo il mio corpo.

Poi mi sono affidata a degli esperti e piano piano ho re-imparato i concetti di fame e sazietà. Sono rientrata in contatto con il mio corpo e ho iniziato ad apprezzarlo per ciò che mi permette di fare, per la sua forza e resistenza. Sto lentamente imparando a lasciare andare di tutte le restrizioni che hanno fatto parte della mia vita negli anni passati. Riesco finalmente ad apprezzare il cibo come nutrimento per il corpo e per la mente, senza preoccuparmi di quante calorie contenga. La strada è ancora lunga, sono tanti i momenti in cui mi guardo allo specchio e vedo solo forme che non mi piacciono e difetti da ogni lato. Ho ancora nell’armadio vestiti di 3 taglie in meno rispetto a quella che ho adesso e che tengo lì con la speranza che un giorno riuscirò a riindossarli. Ovviamente ho ancora tanta strada da fare ma penso che una parte importante di questo percordo sia condividere la mia storia con i miei amici perchè essere vulnerabile è un punto di forza e non una debolezza.

Mi sento così stupida per essere intrappolata in questa situazione, per tutto questo tempo ho sempre pensato che non fosse niente di grave e che fossi abbastanza forte da gestire la situazione da sola. Ora mi rendo conto che stavo mentendo a me stessa, i disturbi alimentari sono un problema reale che non va sottovalutato.